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06.12.2023
| Tempo di lettura: 6 min

SPID e CIE, si può continuare a investire

6 Dicembre 2023

L’annuncio dell’EUDI Wallet non “mette in pericolo” le identità digitali governative

Nel 2023 l’identità digitale SPID continua a crescere, ma ad un ritmo contenuto. Cosa succede? Ecco cosa è emerso dall’ultima Ricerca dell’Osservatorio Digital Identity.

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È stato un anno difficile per SPID. Terminata la “spinta pandemica” sulla sua diffusione, nel 2023 SPID continua a crescere, ma a ritmo più lento: secondo i dati dell’ultima Ricerca dell’Osservatorio Digital Identity il numero di utenze registra un +9% (contro il +23% dell’anno precedente), raggiungendo una percentuale di penetrazione nella popolazione del 73%. Siamo quindi molto vicini all’obiettivo dell’80% richiesto dal PNRR entro il 2026, ma a questo ritmo di crescita il suo raggiungimento non è scontato. Ciò che preoccupa sono però soprattutto gli “accessi” ovvero il numero di volte in cui SPID è stato effettivamente utilizzato dai cittadini, che non sono cresciuti secondo le attese.

Ma è davvero tutta “colpa” dell’esaurimento della spinta pandemica? 

L’EUDI Wallet rallenta gli investimenti su SPID

No, o almeno non del tutto. A rallentare infatti non è stata solo la crescita del numero di utenze o di utilizzo di SPID, ma anche il coinvolgimento dei service provider privati, arrivati a 221 unità nel 2023 (erano 141 del 2022) nonostante l’ingresso nell’ecosistema dei soggetti aggregatori. Probabilmente a ciò ha contribuito anche la confusione mediatica generata dall’annuncio dell’EUDI Wallet prima e dell’IT Wallet poi. «È stato difficile dialogare con le aziende private» ha commentato Valeria Portale «perché se i titoli di giornale ti annunciano che SPID può morire domani, è difficile convincere a fare degli investimenti». Secondo gli operatori del settore e l’Osservatorio stesso, il timore che SPID possa sparire ha poco fondamento. «Non si deve creare sfiducia su questi sistemi» continua Portale «perché comunque vada confluiranno dentro al modello wallet. C’è la volontà di dare continuità»

SPID si conferma un asset importantissimo

Almeno nei servizi pubblici, infatti, i “medium user” (utenti che utilizzano la loro identità digitale più volte al mese) sono oggi 2 su 3, 64% per SPID e il 61% per CIE, e in generale evidenziano interesse per l’utilizzo di SPID in ambito privato. Una tendenza confermata anche dall’osservatorio interno di Intesa, a Kyndryl Company. «È da diverso tempo che implementiamo SPID anche per il processo di identificazione» ha riportato Matteo Panfilo, Chief Solution Officer di Intesa, durante il Convegno. «Di fronte alla possibilità di utilizzare la propria identità digitale, nel 75% dei casi l’utente sceglie SPID perché è abituato a utilizzarlo e lo vuole utilizzare per semplificarsi la vita. Abbiamo visto poi che SPID aumenta la conversion rate (+35% rispetto ad altri strumenti) e dimezza il tempo di identificazione». 

Sono percentuali che fanno anche intravedere l’effettiva potenzialità del progetto europeo, confermando l’assoluta necessità di non “perdere” SPID, che potrebbe anche avere un ruolo importante nella diffusione del wallet «Questi dati su SPID, che è un’identità digitale piuttosto semplice rispetto a quello che sarà il wallet» continua Panfilo «ci danno idea di quanti vantaggi ci potranno essere e quante nuove opportunità si apriranno».

Il successo del wallet non dipende però solo dalla sua diffusione o dalla percentuale di utilizzo.

I privati nell’ecosistema del wallet

Quale sarà l’effettivo ruolo dei privati nell’ecosistema del wallet e soprattutto quali saranno le dinamiche che lo renderanno economicamente sostenibile sono punti fondamentali ancora da chiarire. Certo è che non si vuole ripetere l’esperienza di SPID, la stessa che ha creato dei dubbi negli identity provider privati al momento della scadenza delle convenzioni a metà di quest’anno.

«Con i consorzi abbiamo fatto un percorso che oggi è solido e consolidato» ha commentato Lorenzo Fredianelli, Chief Business & Innovation Officer «Il Consorzio POTENTIAL ha al suo interno 19 paesi con 140 membri sia pubblici che privati, e stiamo analizzando sei casi d’uso che toccheranno noi come cittadini, tra cui la richiesta di una SIM, le prescrizioni mediche, l’apertura di un conto. Con SPID i privati non erano parte della discussione, invece oggi questa cosa non succede: stiamo lavorando in maniera attiva sia con il privato che con il pubblico per sviluppare qualcosa che abbia davvero un senso. Il percorso è indirizzato».

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