Monitor for Circular Fashion, cosa evidenzia il report 2021
Strumenti, sfide e vantaggi della transizione al modello circolare nel settore fashion
Le modalità di produzione della moda a basso costo hanno un impatto sull’ambiente che non è più possibile ignorare: è necessario avviare la transizione a un modello circolare. Ecco cosa ha evidenziato il primo report del Monitor for Circular Fashion.
Ad ogni stagione il suo stile, il suo colore, il suo capo iconico. Il settore della moda cambia velocemente, anno dopo anno, producendo tonnellate di vestiti che, complice il basso costo e i dettami della moda, avranno vita breve negli armadi.
Insomma, la fast fashion costituisce un’industria altamente produttiva, al punto che il suo impatto ambientale è da tempo all’attenzione di chi si occupa di sviluppo sostenibile. Nell’ambito della moda prêt-à-porter si possono contare:
- una produzione annuale di 4.000-5.000 milioni di tonnellate di CO2 (circa l’8-10% delle emissioni globali)
- 190.000 tonnellate di microplastiche rilasciate negli oceani
- sia causa del 20% della contaminazione industriale dell’acqua in tutto il mondo
- produca un totale di 92.000 tonnellate annue di rifiuti tessili (tra cui rientrano anche i capi di abbigliamento invenduti)
Sono questi numeri che, sulla scia della circular economy, hanno portato le aziende a indagare la possibilità di un nuovo modello economico anche per questo settore: la circular fashion. Nella convinzione che la tecnologia possa supportare concretamente la transizione verso la circolarità, a marzo 2021 Intesa ha aderito al Monitor for Circular Fashion di SDA Bocconi School of Management,
Ecco, brevemente, cosa ha evidenziato il primo Report del Monitor, pubblicato a settembre 2021.
AI, IoT e blockchain possono aumentare la circolarità del prodotto grazie a una gestione ottimizzata dell’inventario e del pricing e con una previsione precisa della domanda.
L’impatto del Covid-19
Contrariamente a quanto si possa dedurre, nonostante gran parte della popolazione fosse limitata negli spostamenti, il Covid-19 non ha avuto un effetto positivo sull’impatto ambientale della fashion industry: il ritardo nella consegna delle materie prime ne ha infatti causato un innalzamento del costo, mettendo in difficoltà il settore manifatturiero. Gli ordini cancellati, la sovrapproduzione e la domanda di DPI hanno, d’altra parte, aumentato i rifiuti tessili: secondo una ricerca di McKinsey & Company, circa 60 miliardi di capi rimarranno invenduti nel 2021.
Il report tuttavia evidenzia, tra gli effetti “positivi” della pandemia, un generico cambio di abitudini dei consumatori, che hanno riportato l’attenzione sulla sostenibilità dei loro acquisti.
La circolarità oggi: le tecnologie abilitanti
Nell’ambito delle attività del Monitor for Circular Fashion, alle 14 aziende partecipanti è stato sottoposto un questionario allo scopo di individuare quali sono le tecnologie su cui investire maggiormente per accelerare la transizione dal modello lineare a quello circolare. Ne è risultata un’attenzione particolare per le tecnologie per la tracciabilità (blockchain, RFID e AI) e per i processi circolari (piattaforme online e automazione), applicabili nell’ambito del design, della lavorazione ultima dei prodotti e della gestione di fine vita del prodotto.
L’applicazione di queste tecnologie, tuttavia, vede ancora alcune criticità, come la mancanza di un contesto regolatorio ben definito e l’interoperabilità ancora non elevata, la complessità della raccolta e gestione dei dati, ma anche la generica mancanza di cultura sul tema, sia internamente che esternamente all’azienda.
Opportunità e vantaggi della circular fashion
Nonostante le sfide, le aziende intervistate concordano anche sui vantaggi che possono essere raggiunti con un investimento nel modello circolare, a partire da un miglioramento della reputazione del brand e nella customer loyalty, ma anche una riduzione dei costi sul lungo periodo, nuove opportunità di business e posti di lavoro.
Quali, dunque, i prossimi passi? Secondo il report le azioni più urgenti riguardano l’individuazione, da parte delle aziende, di KPI per misurare la sostenibilità e il coinvolgimento di clienti e fornitori nelle iniziative a favore della circolarità. In una seconda fase si potrà passare agli investimenti in ricerca e sviluppo e alla collaborazione con le istituzioni per garantire la tracciabilità della filiera.
Il punto di vista di Intesa
Intesa ha deciso di partecipare al Monitor nella convinzione che tecnologie digitali, in ogni contesto, hanno le capacità di mappare, organizzare e ottimizzare il network del business globale, una fase fondamentale nella transizione alla circular economy. AI, IoT e blockchain possono aumentare la circolarità del prodotto grazie a una gestione ottimizzata dell’inventario e del pricing e con una previsione precisa della domanda. L’AI, in particolare, può migliorare il riciclo dei materiali organizzando e disassemblando prodotti e supportando le componenti di riciclo.
* Focus.it, La moda del fast fashion: economica, ma non per l’ambiente