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08.06.2022
| Tempo di lettura: 7 min

Come la geopolitica cambierà la supply chain

8 Giugno 2022

Il Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno creato la “tempesta perfetta” che mette in discussione la supply chain globale

Luigi Traverso, Head of Supply Chain Solution di Intesa, analizza come la situazione geopolitica attuale influenzerà la supply chain e quali sono gli strumenti per affrontare il cambiamento. Questo articolo è parte di una trattazione più lunga, pubblicata integralmente sul suo profilo LinkedIn.

In questo articolo scoprirai:

Geopolitica: il termine indica la disciplina che analizza come ciò accade politicamente e strategicamente in un luogo influenzi o possa influenzare quanto si verifica nell’intero pianeta su vari livelli: sappiamo bene che quanto sta avvenendo in questi mesi (o anni, considerando anche la pandemia di Covid-19) sul territorio ucraino sicuramente influenzerà il nostro avvenire. Ma come?

La campagna russa verso Odessa per il controllo del Mar Nero, l’incognita dell’area Baltica e dei nuovi ingressi nella NATO, il ruolo della Cina e la crisi energetica e alimentare segneranno una nuova era storico-sociale-culturale, nuovi equilibri, assi e alleanze.

Siamo probabilmente di fronte alla fine della supply chain globale, con il ritorno di una produzione e una distribuzione più legata al Mare Nostrum, molti più blocchi e veti reciproci.

Una “tempesta perfetta”. Ecco su quali sono i terreni infuriano gli elementi e quali devono essere i relativi ombrelli:

La filiera della supply chain: da globale ad asimmetrica

Dimentichiamoci le supply chain lineari e globali di ieri, ove i trading partner erano più o meno gli stessi, certificati, qualificati e controllabili, e prepariamoci inevitabilmente a filiere asimmetriche e variabili a seconda della situazione geopolitica, economica e sociale.

Sanzioni, embarghi, riclassificazioni di interi Paesi, probabili rivoluzioni interne e non ultima l’incognita della pandemia, porteranno costantemente a tagliare fuori, nell’arco anche solo di poche settimane o ancor peggio giorni, fornitori o clienti considerati strategici o comunque influenti, per sostituirli con nuovi tutti da valutare in tempi brevi, per evitare shortage determinanti dell’approvvigionamento.

Le stesse rotte commerciali, come abbiamo visto, dal Mar Nero al Baltico fino al Mar Cinese Meridionale possono diventare off-limits in qualsiasi momento, provocando richieste di decisioni immediate sul cambio di bussola e di strategia. Nulla resterà per anni determinato e tutto diventerà estremamente fluido.

La supply chain dovrà diventare una variabile intelligente per evitare che si trasformi, al contrario, in una scheggia impazzita bloccando una produzione già in crisi per il caro energetico e la difficoltà a reperire molte materie prime (la crisi del silicio è da tempo un fenomeno devastante per il mercato tecnologico).

Un e-procurement smart per la valutazione rapida dei nuovi partner e una totale digitalizzazione della documentazione di qualifica e successivamente di business diventa determinante per tutti, in particolare per le PMI ancora troppo abituate a processi analogici o solo minimamente automatizzati.

I dati devono fluire rapidi e sicuri ed essere metabolizzati immediatamente dai sistemi informativi per procedere a decisioni rapide ma non affettate.

Confondere rapidità e fretta è un altro leit motiv della società moderna che tanto danno sta arrecando al mondo.

L’AI e gli Analytics: la bussola per i dati di business

Possedere dati digitali da elaborare in tempi rapidi è l’altro elemento di volta. Dopo l’opportuno incameramento degli stessi, succede la loro valutazione che, per la celerità delle decisioni richieste, difficilmente può essere effettuata in maniera coerente e veloce da una sola mente umana, anche se ragionasse in pool.

Occorre un supporto immediato da parte della tecnologia più evoluta, legata alla Business Intelligence, agli Analytics e alla Artificial Intelligence.

Algoritmi di calcolo rapidissimi ed efficienti, opportunamente settati dagli esperti, al fine di recepire con immediatezza i cambiamenti negli indicatori più sensibili legati all’approvvigionamento, alle scorte e alla relativa produzione e distribuzione, indicando con la massima proattività le soluzioni alternative sono la soluzione necessaria a quanto sta accadendo e, ancor più, accadrà.

La blockchain: notarizzazione del reale e del virtuale

In un mondo dove la fiducia è costantemente minata dai fattori di destabilizzazione elencati in questa trattazione, occorre un supporto tecnologico che leghi a fattori qualitativi inalterabili la valutazione di una corretta filiera.

Occorre essere certi ogni giorno di cosa si acquista, dove lo si acquista, chi è realmente il partner e come si comporta, come e dove si trasporta la merce, i relativi tempi di consegna e distribuzione e la tracciatura completa e fidata della transazione commerciale in termini fisici ed economici.

Dobbiamo avere dati completi di tutto quello che movimentiamo e notarizzarli immediatamente.

Ci occorrono transazioni di business dell’intero ciclo dell’ordine, pronta contezza del trasporto e delle sue tempistiche in rapporto all’ordinato e ai relativi change in corsa e la tracciatura fedele degli eventi.

Una valida filiera in EDI, sistemi di IOT, un efficace TMS sono alla base di tutto questo, ma un sistema di notarizzazione in blockchain risulta essere determinante per convincere le aziende e i loro clienti della validità di un sistema in fase costante di evoluzione e cambiamento anche drammatico.

Persino il metaverso, nella sua offerta di vita completamente virtualizzata (dove si potranno però ordinare anche prodotti fisici con relativa distribuzione degli stessi), fa della blockchain il suo perno per garantire una trusted chain relativa alle proprietà, agli acquisti e ai possedimenti innescati in questa nuova dimensione.

L’ora più buia della notte è quella che precede l’alba

La conclusione di questa trattazione, essenziale e sintetica per logiche esigenze, è quella di non considerare gli eventi del momento come la catastrofe imminente o la fine del mondo.

Viene facile, editorialmente parlando, insistere sugli scenari apocalittici per attrarre l’attenzione e tenere alto il boost, ma la storia ci ha sempre insegnato che anche le peggiori rappresentazioni a cui l’umanità si espone non sono altro che l’introduzione a cambiamenti opportuni e magari troppo rimandati dalla pigrizia e dall’amore dell’uomo per lo status quo.

Citando San Paolo “tutte le cose convergono al Bene” e citando Lao Tzu, per unire il mondo Occidentale e Orientale nell’unica Realtà che tutti siamo veramente, “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”.

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