Automotive, gli impatti della guerra in Ucraina
Ora è “guerra del cablaggio”: il conflitto interrompe la produzione dei cavi elettrici
Il conflitto in Ucraina, incommensurabile tragedia umana, sta anche generando turbolenze in tutto il mondo e in tutti i settori. L’automotive europeo è stato duramente colpito dalla carenza di componenti costruiti in Ucraina.
In questo articolo scoprirai:
Gli anni 2020 – 2022 verranno ricordati come il biennio che ha messo in discussione l’approccio globale delle catene di approvvigionamento. In pochissimi mesi i punti di forza di una supply chain fortemente interconnessa si sono rivelati essere anche i punti più deboli. L’inaffidabilità delle catene lunghe, interdipendenti e poco flessibili, è stata drasticamente scoperta dalla pandemia. Oggi il conflitto in Ucraina sta definendo la necessità di una rivoluzione: evidentemente, lo shock subito nel 2020 non può essere considerato un rischio isolato.
A essere particolarmente colpito dalle evoluzioni geopolitiche più recenti è – ancora – il settore automotive.
Le conseguenze di una previsione errata: i microchip
È nella seconda metà del 2021 che hanno iniziato ad emergere gli impatti “a lungo termine” della pandemia sul settore, quando alcuni stabilimenti hanno fermato temporaneamente la produzione a causa della mancanza di microchip. Provenienti per lo più dall’estremo oriente, i microchip sono fondamentali per il controllo dei sistemi di sicurezza, di controllo remoto, di comunicazione, dei sistemi operativi e monitoraggio, audio e infotainment.
Nella difficoltà, il paradosso: la carenza di questa componente, infatti, è stata causata da una stima troppo pessimistica della domanda dopo la prima ondata, quando molte case automobilistiche hanno cancellato gli ordini in essere. Con l’arrivo dell’estate il settore automobilistico è ripartito più velocemente del previsto, ma gran parte dei fornitori di chip e semiconduttori si era già concentrata verso l’elettronica, che aveva aumentato richiesta e capacità produttiva.* Un errore comprensibile, ma che rivela l’importanza dell’analisi predittiva nelle dinamiche della supply chain.
La risoluzione alla carenza di microchip, ovvero una distribuzione diversificata degli stabilimenti produttivi, è già entrata nell’agenda dei governi: Stati Uniti ed Europa hanno stanziato delle risorse economiche per riportare la produzione nei territori nazionali (l’Europa anche con un una legge apposita, denominata Chip Act), ma ci vorrà del tempo. E, nel mentre, gli equilibri mondiali stanno subendo un ulteriore shock.
Guerra in Ucraina e materie prime
Sebbene, come si è detto, la quasi totalità degli stabilimenti produttivi di microchip e semiconduttori si trovi in Cina, Taiwan, Corea e Giappone, l’Ucraina è oggi esportatrice del 70% della fornitura globale di neon e detiene il 40% delle esportazioni di krypton, entrambi gas necessari per la produzione di queste componenti.** La Russia, invece, è il terzo produttore mondiale di nichel, utilizzato in acciaio inossidabile, leghe, fusioni e batterie per veicoli elettrici.
Ma la carenza di microchip, apparentemente, non dovrebbe essere ulteriormente peggiorata dalla guerra in Ucraina, a meno che non si verifichi un “panic buying”: molti produttori hanno già diversificato i fornitori di materie prime o hanno piani di emergenza all’attivo.
Non solo semiconduttori: la guerra in Ucraina colpisce il cablaggio
Problema più grave sarà invece quello dei cablaggi. A metà marzo 2022, Volkswagen e BMW hanno annunciato lo stop alla produzione in alcuni stabilimenti europei.*** E questa volta non per colpa dei chip, ma dei cavi elettrici: secondo il Financial Times, in ogni auto si snodano circa 4 chilometri di cavi, senza i quali non è nemmeno pensabile cominciare ad assemblare un’automobile, e ogni auto richiede un preciso cablaggio, calcolato al millimetro.**** E la produzione avveniva per la maggior parte in Ucraina.
Sostituire la produzione Ucraina non sarà facile: spostare le attrezzature per la produzione è difficoltoso a causa dell’affollamento ai confini, il costo di nuove attrezzature per nuovi stabilimenti può arrivare fino a 2 milioni di sterline e, anche se la manodopera è in gran parte femminile, molti autisti di camion sono all’interno dell’obbligo di reclutamento per le leggi ucraine.
Analisi predittive e flessibilità nella supply chain
L’impatto della guerra in Ucraina sulla supply chain evidenzia ancora una volta la necessità di avere ampia visibilità e un pieno controllo di tutti gli impianti, soprattutto nel caso di filiere lunghe e globali come quella dell’automotive. Per questo è fondamentale per le aziende del settore investire in tecnologie di raccolta e analisi di dati, in grado di fornire analisi predittive ma anche risoluzioni tempestive alle interruzioni della catena.
* Quattroruote.it, Quando i semiconduttori fermano un’industria
** TrendForce, [Russia-Ukraine] Impending war between Russia and Ukraine may squeeze supply of certain semiconductors
*** Globalist.it, Guerra, Bmw e Volkswagen fermano la produzione: mancano i cablaggi ucraini
**** Financial Times, Europe’s car plants halted by lack of low-cost Ukrainian component